lunedì 26 marzo 2007

GLI ARDITI DEL POPOLO

Nonostante l'antifascismo,inteso sia come risposta politica che militare da parte delle masse popolari,nasca quasi contemporaneamente alla comparsa dello squadrismo,le prime forme di resistenza sono meno note di quelle avvenute in seguito in Spagna e nel resto d'Europa durante la seconda guerra mondiale. L'antifascismo degli Arditi del popolo è stato relegato ai margini della storiografia benchè dietro di esso vi furono i motivi fondanti della resistenza.Uno dei motivi è costituito dalle origini e dalla natura dell'organizzazzione (inizialmente permeata da miti arditistico-dannunziani, successivamente fatti propri dal fascismo, e, al contempo, attestata su posizioni genericamente rivoluzionarie). Un altro è quella della mancata autocrotica degli attori politici del tempo, che non compresero appieno la portata del fenomeno fascista,e che,in molti casi,ostacolarono la diffusione dell'antifascismo (spaventati dal suo carattere spiccatamente proletario). Un' altra ragione,infine,e che l'antifascismo degli Arditi del popolo sfugge,per contenuti e forme,a quell'antifascismo istituzzionalizzatosi nell Italia borghese e repubblicana .Non un antifascismo fine a se stesso,ma un antifascismo che,nella pratica,assunse i contorni di una riscossa popolare motivata dalla necessità di uguaglianza e giustizia sociale.

GIUGNO 1921 NASCONO GLI ARDITI DEL POPOLO
La prima organizzazzione antifascista di carattere politico-militare che nasce in Italia è quella degli Arditi del popolo,nata a Roma negli ultimi giorni di giugno del 1921 per iniziativa dell'anarchico Argo Secondari,ex tenente dei reparti d'assalto durante la prima guerra mondiale.
Gli Arditi del Popolo nascono con uno scopo ben preciso: rispondere "manu militari" alle violenze delle squadracce fasciste.Estenuate da mesi di spedizioni punitive,le masse popolari,colpite dallo squadrismo,accolgono la nascita di quest'organizzazzione con entusiasmo.Stanche dei crimini fascisti vedono negli Arditi del Popolo il concretizzarsi di una riscossa popolare contro la classe dei padroni,che,impaurita dalle lotte operaie del biennio rosso,ricorreva ai mercenari in camicia nera per placare il malcontento e la volontà di giustizia e uguaglianza di una classe lavoratrice che usciva affamata da quel primo conflitto mondiale.La comparsa degli Arditi del Popolo rappresenta,in quelle'estate del 21,il fatto eclatante per il proletariato italiano.
Sia costituendosi ex novo che appoggiandosi alle sezioni della Lega proletaria (associazione reducistica legata a PSI e PCd'I) o a formazioni paramilitari preesistenti (Quali gi Arditi rossi di Trieste,o i Figli di nessuno di Genova e Vercelli) nascono in tutta Italia sezioni di Arditi del popolo pronte a fronteggiare militarmente lo squadrismo fascista.
Nel frattempo il nuovo governo,presieduto da Ivanoe Bonomi,guarda con paura e preoccupazione a questo fenomeno,che sembra preannunciare un "secondo biennio rosso".
La comparsa di queste formazioni armate,con una composizione politica eterogenea che conta su una numerosa presenza di anarchici,socialisti e comunisti,rischia di affossare quell'ipotesi di un trattato di tregua fra fascisti e PSI che si cocretizzerà nel famoso "patto di pacificazione" fortemente desiderato da Bonomi.
Il 6 luglio del 1921 presso l'Orto botanico di Roma c'è un importante manifestazione antifascista alla quale partecipano migliaia di lavoratori e il cui eco arriva fino a Mosca.
La Pravda del 10 luglio ne darà un dettagliato resoconto,e lo stesso Lenin fortemente colpito dall'iniziativa,e in polemica con la direzione bordighiana del PCd'I,non ha dubbi a indicarla come esempio da seguire.
Dopo questa manifestazione gli Arditi del popolo diventano un organizzazzione diffusa capillarmente su gran parte del territorio nazionale.
Si costituiscono gruppi di Arditi del popolo a Genova,Civitavecchia,Piombino,Livorno,Pisa,Sarzana,La Spezia,Ancona Parma,Piacenza,Vercelli,Torino,Milano ecc... .

I NUMERI
Solo considerando le sezioni la cui esistenza è certa,l'organizzazzione antifascista risulta strutturata,nel 1921, in 144 sezioni che raggruppano 20 mila aderenti. 12 sezioni nel Lazio (con 3mila associati) 18 in Toscana e 16 sezioni (con 2mila associati) in Umbria.
Nell'italia settentrionale la diffusione del movimento è significativa in Lombardia (17 sezioni),nel Triveneto (15 sezioni) in Liguria e in Piemonte.
Nasceranno gruppi di Arditi anche in Campiania,Sicilia,Puglia e Calabria.

LA STRUTTURA MILITARE
Sotto il profilo tecnico-militare, gli Arditi del popolo sono una struttura militare agile,poichè devono essere capaci di convergere in poco tempo laddove si presuma possa avvenire un aggressione fascista.
L'organizzazzione antifascista esercitava il suo controllo anche sotto forma di vera e propria milizia di quartiere,pattugliando il territorio e identificando gli elementi fascisti.
Gli arditi del popolo erano strutturati in Battaglioni,a loro volta suddivisi in compagnie (altrimenti dette Centurie)e in squadre.
Ogni squadra era composta da 10 elementi più il caposquadra,più battaglioni formavano una compagnia.L'addestramento dei partecipanti avveniva nelle campagne alle porte della città,oppure in montagna.
Dal punto di vista organizzativo la struttura del movimento non è eccessivamente accentrata.
al primo congresso dell'associazione vengono nominati dei Direttorii dei Comitati Regionali (i quali esistevano solo sulla carta), ai quali sarà dato un ampio margine di autonomia.
Nella pratica ogni sezione decide autonomamente il proprio lavoro.
In alcune città,come Livorno,ad esempio,accade che le varie compagnie di Arditi si ragruppino a seconda dell'orientamento politico.

BARRICATE A PARMA: GLI ARDITI IN AZIONE
Il primo agosto del 1922 l'Alleanza del Lavoro (organo di un ampio fronte sindacale) proclama uno sciopero generale nazionale in "difesa delle libertà politiche e sindacali".
Contro questa mobilitazione il padronato scatena la violenza delle squadre fasciste lungo tutta la penisola.
L'alleanza del lavoro sospende lo sciopero il 3 agosto,ma le violenze dei fascisti aumentano,e in molte città gli Arditi del popolo riescono a dare una risposta dura e decisa alla violenza squadrista.
A Parma lo sciopero durerà altri cinque giorni,e la città sarà teatro di scontri armati per le strade,la resistenza antifascista ne uscirà vittoriosa.
I lavoratori,forti delle locali tradizioni di sindacalismo rivoluzionario,mostrarono una grande capacità di mobilitazione e combattività.
Dal luglio del 21 operava a parma la locale sezione degli Arditi del popolo,capeggiata dal deputato socialista Guido Picelli, composta prevalentemente da lavoratori.
10000 topi in camicia nera,accorsi da tutt'Italia e capeggiati da Italo Balbo,non riuscirono ad aver ragione delle barricate erette dalla popolazione dei borghi dell'Oltretorrente e dei rioni Naviglio e Saffi.
Mentre a livello nazionale lo sciopero si esauriva a Parma la resistenza divenne sempre più tenace,e nei borghi,dietro le barricate,il potere veniva assunto dal direttorio degli Arditi del popolo e dal suo comandante:il deputato socialista Guido Picelli.
Tutta la popolazione partecipò alla battaglia,mentre,grazie a figure come Picelli,ogni polemica fra le diverse tendenze politiche cessò,e si vide la nascita di un locale fronte antifascista che raggruppava le tendenze più disparate (dagli Arditi ai socialisti,anarchici,comunisti e repubblicani)..
Dopo 5 giorni di battaglie nelle sedi del giornale "Unione del Lavoro" iniziarono le trattative tra Italo Balbo e le organizzazioni popolari parmensi.La notte tra il 5 e il 6 agosto le squadracce fasciste smobilitarono e lasciorono velocemente (molto velocemente) Parma.
La resistenza di Parma alle squadracce di Mussolini srà una delle massime vittorie degli Arditi del Popolo ,che dimostrarono di godere di un notevole appoggio popolare forte dell'esperienza tecnico-militare di quei lavoratori che ritornarono dalla grande guerra.


Alla base degli avvenimenti vi fu non solo l'intreccio tra esperienza combattentistica e ribellismo urbano,ma anche una figura carismatica come quella di Picelli,con la sua proposta politica di un fronte unitario antifascista.Basti pensare che anche il Partito popolare (quello di Don Sturzo,per intenderci) avrà uno dei suoi consiglieri comunali (Ulisse Corazza) assassinato dai fascisti sulle barricate.
E saranno proprio gli Arditi del popolo (forti dell''esperienza fatta durante la guerra come reparti di sabotaggio dell'esercito) a penetrare nelle retrovie fasciste per assestarvi i colpi più duri.
Italo Balbo,dopo quei giorni,annoterà nel suo diario: "...Parma è rimasta impermeabile al fascismo..."

COMPOSIZIONE SOCIALE E SIMBOLI DELL'ARDITISMO POPOLARE
I militanti,a seconda dell'orientamento politico del contesto in cui vivono,sono comunisti,socialisti,repubblicani e anarchici;ma vi è,in alcune regioni d'Italia,una componente formata da imilitanti del partito popolare.
Oltre all'intenzione di opporsi alle violenze squadriste,ciò che tiene unite le differenti correnti del movimento oeraio è la lettura comune del fenomeno fascista come reazione di classe.
Ciò che fa da coagulante non è dunque il polico ma il sociale.A livello sociale la composizione degli Arditi del popolo è prettamente proletaria.Numerosi sono i lavoratori delle ferrovie e gli operai metalmeccanici,oltre ai contadini e i braccianti agricolie agli edili.
I simboli derivano dall'arditismo di guerra:un tescio cinto da una corona d'alloro, oppure una scure che spezza il fascio littorio (simbolo degli arditi di Civitavecchia)..Anche se non si può parlare di vera e propria divisa,gli arditi del popolo ne hanno genericamente una:maglione nero con pantaloni grigio-verdi.Anche se non sempre, portano una coccarda rossa sul petto.
L'inno ufficiale ricalca quello di "Fiamme nere",utilizzato durante la guerra,una delle strofe recita:"Difendiamo l’operaio/ dagli oltraggi e le disfatte/ che l’Ardito, oggi, combatte/ per l’altrui felicità!" .Esisteva anche un organo ufficiale: "L'ardito del popolo".

LE ADESIONI
Successi militari come la difesa di Viterbo,di Parma e di Sarzana (nei cui scontri troveranno la morte una ventina di fascisti) disorientano e icrinano la compagine mussoliniana.
Le due anime del fascismo,che Gramsci individuò in quella urbana (più incline al compromesso) e quella agraria (più antipopolare e militaresca) giungono a un passo dalla scissione.
Tuttavia,violentemente osteggiati dal governo Bonomi,Gli arditi del Popolo nonostante il vasto consenso popolare,non otterranno mai l'appoggio della classe dirigente del movimento operaio..
L'azione congiunta di governo e magistratura darà i suoi frutti e già nell'inverno del 1922 le sezioni erano notevolmente ridotte.
Va detto ,però,che il motivo di questa battuta d'arresto non và ricercato solo nella repressione.La quasi totalità delle forze politiche popolari non solo non sostennero,ma in molti casi osteggiarono la prima organizzazzione antifascista abbandonandola al proprio destino.
Il PSI. farà propria la formula della "resistenza passiva" e si illuderà di poter siglare con Mussolini il cosiddetto "patto di pascificazione".
Il Partito comunista deciderà anc'egli di non appoggiare gli Arditi del popolo perchè "costituitisi su un obiettivo parziale e per giunta arretrato (la difesa proletaria) e, dunque, insufficientemente rivoluzionari. ".
Tuttavia alcuni dirigenti,tra cui Gramsci,non accetteranno tali disposizioni e resteranno all'interno delgi Arditi del popolo oppure continueranno ad appoggiarli.
Ma la scomparsa degli Arditi del Popolo segnerà non la fine ma l'inizio della resistenza,saranno molti gli (ex) Arditi che andranno a combattere in Spagna come Giuseppe di Vittorio,Picelli,De Ambris,Teresa Noce,per citarne alcuni,e che in seguito combatteranno i nazifascisti nelle file della resistenza.
Come già detto,quella degli Arditi del popolo resta, comunque ,la prima organizzazione antifascista a livello nazionale,che saprà unire la necessità di autodifesa della classe proletaria e le rivendicazioni della classe lavoratrice (pane lavoro libertà ecc,...).
E rimane,soprattutto,una delle verità più scomode per quegli antifascisti che si ricordano di esserlo giusto il 25 aprile.

Fonti:


Mondodisotto (www.mondodisotto.it)
Storia XXI secolo (www.romacivica.net)
“Arditi del Popolo” (Ed. Odradek 2000, ristampa 2003

IL MITO DELLE FOIBE

Le foibe rappresentano il tradizionale cavallo di battaglia della destra nostrana (e non solo).La propaganda nazional-fascista prima,e quella “socialdemocratica” ed “equidistante” dopo, ha sempre sostenuto la tesi delle “migliaia di persone” gettate nelle cavità del carso triestino e istriano dai feroci partigiani (comunisti) del maresciallo Tito.
Vogliamo quì ribadire alcuni dati di fatto,che arrivano da documenti di pubblico dominio, i quali sono ignorati da coloro che ciclicamente “scrivono” di foibe ma che in realtà si limitano a riscrivere ciclicamente quanto giaà pubblicato.

Le truppe dell’Esercito di Liberazione Jugoslavo presero possesso di una parte del territorio istriano subito dopo l’8 settembre del 1943.Dopo un mese i nazifascisti ripresero il controllo della regione.Dai giornali dell’epoca(1) si può leggere che il ripristino dell’ “ordine” costò la vita a 13mila istriani,nonchè la distruzione di alcuni paesi.
Nel frattempo nazisti e R.S.I. iniziarono a creare la mistificazione dell foibe,cioè i presunti massacri perpetrati dai partigiani.
Nell’inverno 1943-44 furono riesumati circa 300 corpi di persone(2) la cui morte può essere attribuita a giustizia sommaria fatta dai partigiani nei confronti di esponenti fascisti,ma per alcune cavità si sospetta vi siano stati gettati i corpi dei morti in seguito ai bombardamenti nazisti.
Basta dare un occhiata ai giornali dell’epoca per vedere come l’entità delle uccisioni sia stata esagerata,ad esempio fu pubblicato (in croato e in italiano) un opuscolo dal titolo: “Ecco il conto”,contenente le foto di alcune salme e basato su slogan anticomunisti.
A distanza di più di 50 anni i toni di questa mistificazione rimangono gli stessi: “migliaia di infoibati solo perché italiani, vecchi, donne e bambini e persino
sacerdoti”; “infoibati ancora vivi” e “dopo atroci torture” (non di rado s’è poi visto che le sedicenti “vittime
scampate alle sevizie titine” erano in realtà criminali di guerra che descrivevano le cose che essi stessi avevano
fatto ad altri) e così via.
Se poi andiamo a riguardare i verbali delle autopsie dell’epoca scopriamo come (dato l’avanzato stato di decomposizione) fu impossibile stabilire se qualcuno avesse subito delle torture,così come i particolari raccapriccianti che compaiono in ogni libro sulle foibe (genitali infilati in bocca,il prete con la corona di spine ecc...)non sono menzionati nei verbali delle autopsie.
Come detto prima da più di 50 anni la destra ci “bombarda” con i crimini del maresciallo Tito e dei suoi partigiani,tale propaganda viene tirata fuori a seconda del periodo politico;ad esempio durante il processo a Priebke,sostenendo la tesi che se si processavano i nazisti per i crimini commessi in Italia,bisognava processare anche i partigiani e gli “infoibatori” del carso.
Ciò che,negli ultimi 15 anni,è cambiato è che ad avvallare queste tesi ci si mette anche la sinistra istituzionale.
Più volte rappresentanti dei D.S. si sono recati a Bassoviza, “monumento nazionale” per via dei famosi “500 metri cubi di infoibati”,nonostante i rapporti ufficiali parlino solo di 20 corpi quasi tutti di militari tedeschi .
Gli anni passano,e la storiografia “progressista” anzichè fare chiarezza sulle schifezze fasciste commesse in Jugoslavia si è appiattita sulle menzogne fasciste e oggi ci ritroviamo tutta una schiera di sindaci,storici e politici “democratici e di sinistra” sposare quelle tesi tanto care ai fascisti sostituendo la causa etnica (infoibati perchè italiani) con quella politica (infoibati perchè contrari al comunismo titoista).
Ricordiamoci che mentre prima l’anticomunismo viscerale era patrimonio dei fascisti oggi è fatto proprio anche dai “pentiti” della sinistra ansiosi di conservare il nuovo look democratico e,soprattutto,ansiosi di raccattare voti e consensi dai più disparati settori sociali.
Già il democratico Ciampi,nel 2002,sostenne che le foibe rappresentarono “un esempio di pulizia etnica” (cosa questa che, come ha sostenuto lo storico Galliano Fogar, nessuno
storico serio osa sostenere),perchè furono finalizzate,a suo dire, a cancellare la presenza italiana nella zona.
Eppure sappiamo tutti che la presenza italiana in Istria e Dalmazia è viva e attiva e godette di tutela (scuole,associazioni culturali,bilinguismo)sia sotto la Jugoslavia e ancora oggi.

IL MITO FOIBE: BASSOVIZZA

Come detto prima,la “foiba” di Bassoviza è il “monumento nazionale” sul quale vengono a rendere omaggio esponenti di tutte le cariche istituzionali.E’ anche la “foiba” (le virgolette sono d’obbligo visto che non è una cavità naturale ma un pozzo minerario) più spesso citata dalla storiografia ufficiale per il suo alto numero di vittime.
Andiamo a vedere le cose nel dettaglio.
Nell’estate del 1945 alcune notizie stampa (provenienti dal C.N.L. triestino) danno per recuperati,dalla foiba di bassoviza,circa 400 corpi.
Il governo militare alleato (non i “perfidi comunisti titini”) smentisce tali affermazioni dichiarandole false e infondate,provvedendo a una serie di controlli nella zona e a un eventuale recupero dei corpi effettivamente gettati nel pozzo di Bassoviza.
Da un articolo dell’epoca: “ E’ del 13 ottobre 1945 il rapporto che elenca sommariamente i risultati delle esumazioni, effettuate
utilizzando la benna (...) questo documento (...) permette di avere la conferma che almeno una decina di corpi
umani furono recuperati dagli angloamericani.” , “Le scoperte effettuate - si legge nel rapporto - si riferiscono a parti
di cavallo e cadaveri di tedeschi, e si può dedurre che ulteriori sopralluoghi potrebbero eventualmente rilevare corpi di cadaveri italiani “. .
In tutto i corpi recuperati,sempre secondo questo rapporto,furono: “otto corpi umani interi, due di questi presumibilmente di tedeschi ed uno forse di sesso
femminile, alcuni resti umani e carcasse di cavalli.”
Ma andiamo più a fondo,e vediamo un altro “rapporto segreto” stilato dagli alleati nel 1945 e pubblicato dal “Piccolo” (giornale triestino) il 30 gennaio del 1995 dal titolo “Così 2 preti testimoniarono gli infoibamenti”
Vediamo cosa riferisce un certo “Source” (nome in condi ce dello stilatore del rapporto)del racconto di don Sceck,parroco di Corgnale, (già parlamentare del regno d’Italia prima del fascismo): “Il 2 maggio egli (don Šcek, n.d.a.) andò a Basovizza... mentre era lì aveva visto in un campo nelle
vicinanze circa 150 civili “che erano riconoscibili dalle loro facce quali membri della Questura”. La gente del
luogo voleva far giustizia in modo sommario ma gli ufficiali della IV Armata erano contrari. Queste persone furono
interrogate e processate alla presenza di tutta la popolazione che le accusò (...) Quasi tutti furono condannati a
morte. (...) Tutti i 150 civili furono fucilati in massa da un gruppo di partigiani, e poi, poiché non c’erano bare, i
corpi furono gettati nella foiba di Basovizza”.
Già quì qualcosina salta fuori,a partire dall’esecuzione che tanto sommaria non fu (consideriamo circostanze e contesto dell’epoca) che avviene dopo che un intera popolazione ha accusato questi elementi.Guardiamo poi chi la eseguì: non i “perfidi” partigiani comunisti e titini ma gli uomini della IV armata statunitense;strano che questo non rientri nella monumentale storiografia sulle foibe.
Ma,andiamo ancora oltre,e vediamo cosa realmente accadde: “quando Source
chiese a don Šcek se era stato presente all’esecuzione o aveva sentito gli spari questi rispose che non era stato
presente né aveva sentito gli spari”.Quindi il prete in questione fu testimone dei processi,ma non degli infoibamenti,ne tantomeno delle esecuzioni.
Se andiamo a vedere i dati ufficiali,del resto,possiamo notare come tutte le persone arrestate dai partigiani e successivamente scomparse (italiani e non) nella provincia di Trieste furono non più di 500.
Di questi 500 circa 150 furono i militari internati nei campi, e non rientrati; un centinaio le
Guardie di Finanza che facevano parte di un gruppo arrestato a Trieste perché al momento dell’insurrezione
avevano sparato contro i partigiani, seguendo ordini dati loro erroneamente; altri 150 erano membri della Polizia
(di questi 69 avevano fatto parte dell’Ispettorato Speciale di P.S., la famigerata “banda Collotti” che si macchiò di
orribili crimini, torture, violenze carnali, saccheggi); i rimanenti erano per lo più collaborazionisti di vario tipo,
però rimangono alcune persone delle quali non si sa molto o che furono vittime di vendette personali.
Un ultimo accenno va fatto sul numero delle foibe,continuamente ripreso (con tutti i suoi errori) dai vari libri che trattano la questione.
Di solito si nomina una quarantina di foibe senza darne ubicazione precisa,alcune “duplicate” come l’abisso di Semich e l’abisso di Semez sono la stessa cosa,viene affermato che nella foiba di Gropada vennero uccise 34 persone (mentre e dimostrato che i morti furono 5).Oppure la sedicente fpiba di Beca,la quale si troverebbe nei pressi di Cosina, nei dintorni di
Aurisina e di Comeno,cosa che se corrispondesse al vero costituirebbe un incredibile scoperta geologica.

In realtà servirebbe un libro intero per spiegare questa operazione di propaganda,escogitata dalla destra e avvallata dalla “sinistra democratica”.Noi ci fermiamo quì e consigliamo,come lettura,: un bel libro,fatto dalla compagna Claudia Cernigoi: Claudia Cernigoi, Operazione foibe a Trieste, Edizioni Kappa Vu.



1 “Il Piccolo” di Trieste ed “Il Corriere Istriano”, numeri da ottobre a dicembre 1943.

2 Dati tratti del rapporto del sottufficiale dei Vigili del Fuoco Harzarich (che diresse le operazioni di recupero dalle foibe
istriane tra l’ottobre ed il dicembre 1943), che si trova conservato in copia presso l’Archivio dell’I.R.S.M.L.T., n. 346.

CAMP EDERLE

NO DAL MOLIN e NO TAV !
Abbiamo conosciuto l'assemblea permanente No dal Molin sui prati di Venaus il 9 dicembre 2006, a un anno dalla liberazione, è abbiamo riconosciuto nella loro lotta basi dcomuni alla nostra. Anche da Vicenza il richiamo diretto è alla Val di Susa e lo abbiamo visto nelle parole d'ordine, nei temi e nella partecipazione popolare alla battaglia. Il nostro modo per esprimere solidarietà e unire le due lotte è stato questo, manifestare la nopstra solidarietà in 800 per le vie di Bussoleno con il vento della nostra Valle in faccia e terminare la mobilitazione cn il blocco della stazione, invadendo i binari e restandoci per quasi un'ora, in collegamento telefonico con Vicenza. E' un dato importante per noi, è un passo avanti nel nostro cammino. La saldatura tra due popolazioni che si oppongono rivendicando il diritto a decidere del proprio futuro è tra le cose maggiori che la lotta no tav ha esportato in tutta Italia. Andremo a Vicenza al più presto a portare la nostra solidarietà i il nostro incoraggiamento: sarà dura!

(da: www.notav.info)




CAMP EDERLE

A Vicenza si trova la caserma Ederle; una base statunitense che “ospita” già 6mila soldati.Ora il governo “amico” (degli amici) capeggiato da Romano Prodi ha dato il suo assenso a un estensione della base ,da realizzarsi sul terreno dell’aereoporto dal Molin: prima tranche nel 2007; a pieno regime nel 2010.
si tratta, invece, della completa riconversione della strategia e della dislocazione delle forze armate americane in Europa. Vicenza già ora “ospita”, oltre ai 6 mila della Ederle, un quartiere blindato e vietato detto Villaggio della pace, vari magazzini in zona industriale, più due siti in provincia a Tormeno e Longare, incluso il “Pluto” dove per vent'anni sono stati stoccati missili a testata nucleare.
Nella prevista riorganizzazione, acquisendo il Dal Molin attualmente aeroporto militare italiano in via di dismissione e insieme con i conti in rosso, Vicenza diverrebbe la più potente base americana in Europa. Qui verrebbe costruita la nuova 173a Brigata aerotrasportata, che triplica la forza e gli organici di quella ora divisa tra qui e le basi tedesche di Bamberga e Schweinfurt.Il suo rafforzamento organico prevede
l'arrivo di altri 5000 militari e come dotazioni: 55 tank M1 Abrams, 85 veicoli corazzati da combattimento, 14 mortai pesanti semoventi, 40 jeep humvee con sistemi elettronici da ricognizione, due nuclei di aerei spia telecomandati Predator, una sezione di intelligence con ogni diavoleria elettronica, due batterie di artiglieria con obici semoventi i micidiali lanciarazzi multipli a lungo raggio Mrls, quanto basta per cancellare una metropoli.

Come ha dichiarato il generale James L. Jones, comandante delle forze armate Usa in Europa, al Senato americano già nel marzo 2005, "la 173a Brigata aerotrasportata sarà ampliata in Brigade Combat Team", cioè una sorta di maglio mobile con la potenza di fuoco di una divisione, "e rimarrà in Italia, in prossimità della base aerea di Aviano, suo centro d'impiego primario. Usareur (U. S. Army Europe, ndr) ha piani per espandere impianti e infrastrutture nell'area di Vicenza, includendo le strutture militari americane all'aeroporto Dal Molin favorendone la crescita attraverso la ristrutturazione".

Come detto sopra già un anno prima si parlava di ampliare la base,sappiamo oggi che questa situazione è stata maldestramente sottaciuta per tre anni,infatti,come ha dichiarato il sindaco di Vicenza Hüllweck( curiosamente distintosi per aver inventato il “silenzio-dissenso”: "In assenza di un riscontro si riterrà che il Comune di Vicenza abbia espresso parere negativo"): "Me ne accennò la prima volta, nel marzo 2004, il consigliere politico del comando militare Usa a Vicenza, Vincent Figliomeni, durante una rituale visita di cortesia del comandante della Ederle".
Un anno dopo gli yankee gli rinfrescano la memoria,lui chiede perchè vogliano proprio il Dal Molin e,se hanno intenzione di usarlo come aereoporto,qusta,stando a Hüllweck,è la rassicurazione degli “alleati”: "Non intendiamo usare la pista, i nostri soldati si sposteranno alla base aerea di Aviano in pullman e solo di notte".
Già la vediamo,la 173° brigata statunitense in pullman sull’autostrada,magari ingorgata nel passante di Mestre.

A maggio arrivano in Consiglio comunale tre colonnelli Usa e presentano un malloppo di trecento pagine con tutti i progetti delle nuove strutture previste al Dal Molin: la caserma a otto palazzine a pettine di quattro piani più uno alla mensa per 800-1.300 persone, più due autopark di sei piani, depositi, negozi, due ristoranti, fast food, barbiere, fino ai 14 metri quadri per la pompa di benzina. L'investimento Usa è pari a 306 milioni di dollari per la sola prima fase da chiudere entro il 2007: la tabella sta nella relazione del citato generale Jones alla Commissione Forze armate del Senato americano del 7 marzo scorso, sono inclusi anche 26 milioni per il Centro fitness, 52 per il mini-ospedale, 31 per la scuola elementare americana all Ederle. Il complesso dovrebbe operare a pieno regime nel 2010, con una spesa finale sul miliardo di dollari.

DIVERSE FACCIE... ...STESSI SERVI

La presa di posizione del governo Prodi in merito all’ampliamento della base militare USA di “Camp Ederle” è giustificata dal fatto che la città di Vicenza si è espressa favorevolmente alla costruzione – attraverso un voto del Consiglio Comunale – ed essendo il governo “rispettoso” delle scelte locali (e degli impegni assunti dal precedente governo) “non ha potuto” far altro che dare il via libero ai lavori.
Sappiamo tutti che questa è una palla colossale,che certe decisioni (come questa) non posson esser prese da realtà locali.
Vogliono farci credere che, in seguito dichiarazioni di Prodi e del governo, all’interno della maggioranza si starebbe determinando un forte scontro intanto c’è già chi minaccia di non votare il prossimo decreto di ri-finanziamento della missione in Afghanistan. Insomma il solito teatrino in cui la “sinistra radicale” fa finta di fare la voce grossa, mentre il centro-destra accusa il Governo di subalternità alla “sinistra radicale” e cazzate simili . Nessun partito di governo farà assolutamente nulla contro la (propria) decisione di dare il via libera ai lavori di ampliamento della base.
Non stupiamoci,d’altronde nessun partito ha fatto nulla contro le missioni in Afghanistan e in Libano, contro lo scippo del TFR, contro la finanziaria di “lacrime e sangue”, contro l’aumento delle spese militari e contro tutte le tante altre misure anti-popolari portate avanti da questo governo in con quello precedente.
Così come in perfetta continuità con il precedente governo di centro-destra anche questo di centro-sinistra s’inginocchia alle richieste dei padroni di Washington che non hanno scelto di ampliare Vicenza caso, ma perché si colloca in un punto centrale per la strategia geopolitica americana verso il Mediterraneo, Medio Oriente e Asia centrale.
E con questa scelta il governo si assume la responsabilità politica di avallare i disegni di “guerra infinita” degli USA contro il cosiddetto “terrorismo” (con la quale gi USA conducono “alla ragione” quei paesi,spesso ricchi di risorse come l’Iraq,o in zone strategiche come la Somalia,che non vogliono sottostare al loro dominio).
È evidente ; esiste un “polo unico capitalistico” che porta avanti una medesima politica a dimostrazione che alla base delle scelte di governo ci stanno interessi economici, politici, e militari e non certo la volontà popolare.
Qualcuno si era illuso che la “cacciata” di Berlusconi e la vittoria elettorale del centro-sinistra avrebbe portato ad una inversione di tendenza nella politica sociale e internazionale, visto l’andazzo per quanto riguarda la politica sociale: scippo del TFR,pensioni ecc... . Ecco ,con la base di Vicenza,un perfetto esempio dei cambiamenti nel campo della politica internazionale: meno che nulla.

L’ampliamnto della già esistente base (Camp Ederle) ingloberà l'aeroporto civile Dal Molin, trasformandolo nella base logistica più importante dell'esercito americano, e ospiterà la 173^ Airborne Brigade, attualmente impegnata a massacrare il popolo irakeno.
la nuova base di Vicenza, permetterà al governo Prodi di rivendicare comunque il proprio "contributo logistico" all'occupazione militare dell'Irak, nonostante il ritiro delle truppe italiane.
Un contributo fondato sulla rapina dei soldi dei lavoratori e delle lavoratrici: non si trovano i soldi per le pensioni, per la sanità e per le scuole, ma ogni anno si regalano alle basi militari Usa in Italia centinaia di milioni di Euro, cioé il 37% dei loro costi operativi, che in base agli accordi con il governo Usa, devono essere pagati dai contribuenti italiani!.

I COSTI DELLA FEDELTA’ ATLANTICA

Non c’è che dire,governo amico o nemico che sia,nel nostro paese i conti sono sempre in rosso.
Naturalmente,a detta dei governanti “amici” di turno la colpa è sempre del governo che li ha preceduti.
Oggi parliamo di un argomento solitamente sulla bocca di tutti: i soldi.

Quanti soldi spende l’Italia per il mantenimento delle basi USA sul proprio territorio nazionale?
Il 2003 è l’ultimo anno che riporta le cifre ufficiali che parlano di ben 366,54,rappresentanti il 41%
Del costo totale di mantenimento delle basi USA in Italia.
La media del contributo europeo alla nato è del 28%,e l’Italia ,da sola, lo supera di gran lunga; prendiamo come esempio alcuni paesi europei: l’Inbghilterra sborsa il 27%,Il Belgio il 24%,il Portogallo sborsa solo il 3,6%;isomma indubbiamenti l’Italia è l’alleato (leggi SERVO) più “fedele”. Questi dati provengono dal dipartimento della difesa di Washington e compaiono in un
documento pubblicato ogni anno e intitolato “Allied
Contributions To The Common Defense.

“Common Defens”:sembra quasi una presa per il culo visto che le basi statunitensi presenti sul nostro territorio sono basi nazionali e non NATO,e le azioni che esse compiono (ad esempio lancio sull´Iraq
di un migliaio di parà partiti da Vicenza e che segnò
l´inizio dell´invasione Usa del 2003) sono decise direttamente a Washington e raramente condivise con il governo italiano,alla faccia della tanto sbandierata alleanza di cui berciano tutti i politici nostrani.
Ma,esattamente, “il 41%
Del costo totale di mantenimento delle basi USA in Italia” che cosa vuol dire ? Vul dire tante cose, dalla concessione a
titolo gratuito di terreni ed edifici ad esempio.
Oppure l’esenzione dalle spese telefoniche, esenzione dalla tassazione di beni
e servizi destinati ai militari Usa, manutenzione
delle basi (che, formalmente, sono "italiane").
A tutto ciò si vanno ad aggiungere le innumerevoli facilitazioni concesse ai militari e alle loro famiglie tra cui,a titolo d’esempio, ´acquisto della
benzina in esenzione di imposte e accise.
Così,mentre noi lavoriamo tutto il giorno per quattro soldi e siamo soli di fronte a incombenze finanziare quali la casa,il telefono,il dover mangiare tutti i giorni ecc... .
Il governo in carica (indipendentemente dal suo colore politico,tanto sempre servi sono...) aiuta i militari statunitensi a sopportare la “dura” permanenza nel nostro paese;utilizzato come portaerei sul mediterraneo da cui partono le “missioni” che seminano morte e distruzione negli in paesi come l’Iraq.

Per ulteriori approfondimenti segnalo il dossier Dal Molin presente sul sito www.altravicenza.it

Il blog del presidio permanente contro il Dal Molin: http://presidionodalmolin.splinder.com/



SABATO 17 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE A VICENZA, CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA USA, LE BASI DI GUERRA, CONTRO UN GOVERNO SERVO E NEMICO DEI LAVORATORI.